Siamo a cavallo tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900.
Milioni di Italiani, alla ricerca di un futuro migliore, decidono di partire alla volta degli Stati Uniti. Gli storici la chiameranno la Grande Migrazione.
Nelle loro valigie di cartone non ci sono molti vestiti, ma ciascuno di questi emigranti porta con sé una forma di formaggio, conserve fatte in casa, pasta secca e chissà quante altre prelibatezze della cucina “povera”.
Tutto il necessario per affrontare il lunghissimo viaggio e combattere la nostalgia di casa una volta approdati.
Tutto il necessario, tranne i salumi. Quelli infatti vengono bloccati alla frontiera degli Stati Uniti per le rigide norme igienico-sanitarie. E allora che fare? Mica ci si può mettere ad allevare un maiale a New York! Non ci vuole molto prima che ad uno di questi contadini in fuga dalla fame venga un lampo di genio: si potrebbe nascondere una salsiccia, un salame o qualunque genere di insaccato in un caciocavallo, così da eludere i controlli.
Sembra funzionare!
L’idea inizia ad essere replicata da tutti coloro che decidono di andare a far fortuna nel Nuovo Continente.
Nasce così il Caciocavallo dell’Emigrante.